Parole in viaggio. Come la poesia ci rimette in moto.

di Sara Maiocco

Sono sempre più dell’idea che muoversi liberamente allunghi la vita.
Senza comprovati motivi, possiamo ancora viaggiare fra ricordi e visioni. 
La possibilità ci è data dalla Poesia, ritmica che attraversa l’essere e lo emoziona mettendolo in moto. Qualcosa che pulsa dentro di noi e vuole divenire.
Possiamo così elevare il nostro spirito spiccando il volo ogni volta che le parole corrono su un foglio o contemplano il cielo.

Il poeta dota di ali ogni voce che compone il suo verso.
La poesia ha un secondo nome, lo sappiamo. È Magia.
Non saliro’ sul furgone del Magical Mistery Tour, almeno per questa volta.

Che il mio primo viaggio a bordo di Rinascimento poetico abbia inizio.

Dalla Cattedrale di Santiago de Compostela a Mont Saint Michel, eco di cornamuse e vibrazioni d’ arpa celtica, volti, canti di gabbiani, migliaia di passi fra dolore e sorriso. Tramonti che non riconosceremmo mai uno uguale all’altro.
Viaggiando, straboccano dallo zaino vecchi schemi che si perdono lungo il cammino come ex voto.
Ne architettiamo di nuovi, scoprendo che tutti sbagliamo percorso almeno una volta, impariamo la lezione più importante da ripetere tornati a casa.
Ripartire per rivivere un errore.

Le megalopoli coi fiumi, le palafitte sotto i grattacieli, la miseria nel lusso e il suo contrario, l’esile nebbia del nord che fa venir l’artrosi, il deserto infuocato di luce che la cura.
Grafie sconosciute, Lineare B ed ideogrammi. Luoghi che hai visitato quando erano in pace, ora sono schiantati al suolo dalle bombe.
London Derry è quasi vivace e non spara più un colpo, Her Majesty.

Osservi, ti stupisci, ti commuovi, senti la tenerezza dell’ essere umano che trema dinnanzi all’ignoto. Orizzonti in comunione. Scruti, mentre indaghi dentro e vivi fuori. Ti innamori perdutamente perchè un luogo ti contiene, è tuo e solo tuo, intimo ed eterno, una proprietà privata dai confini abbattuti.

Viaggiando esisti in così tante mete e in così tante idee che non sai da dove cominciare a riavvolgere i ricordi, spume d’ onda sulla battigia. Un luogo continuo dove sembra fermarsi solo il tempo interiore, per dare un giro inverso alle lancette della propria vita. 

Il viaggio è una sospensione nel vuoto, come la quarantena per la pandemia. Ma il primo origina in noi una sensazione di eternità, la seconda un principio di crescente scoramento.

Chissà se viaggeremo ancora. E se il viaggiare fosse una delle scomposte metamorfosi che la pestilenza sta imponendo ai suoi nuovi paradigmi, a quale viaggiatore vorremmo assomigliare

Ulisse, Abramo o Mr. Fogg?

Per Ulisse il viaggio corrisponde al destino dell’uomo, conquista, vittoria, fatica, avventura.

Abramo parte per il suo viaggio riflessivo perché Dio gli dice « LekhLekha»: parti e vai verso te stesso.

Fogg e Passepartout partono da Londra per vincere una scommessa e dimostrare a se stessi e ai soci del Reform club, che la culla vittoriana è il migliore dei mondi possibili, persino mentre accarezzano le stelle in mongolfiera ( ma solo nell’adattamento cinematografico del romanzo di Verne).

Goethe, da turista indefesso nel suo Viaggio in Italia dice: «In ogni separazione c’è un germe di latente di follia».
Allora chiediamoci: in questa pandemia non stiamo forse viaggiando follemente restando fermi in zone allarmate di rosso, limitati dai decreti, ma pur sempre decretati eroi in movimento?

Fra letture, dirette instagram, meditazioni sulla vita, instapoetry, frasi e aforismi, non stiamo forse scrivendo un nuovo poema epico, uniti dalle nostre parole che hanno imparato a spiccare il volo e nell’ infinito si incontrano?

Eccoci qui, insieme, ad iniziare l’ opera delle opere: un corale ed unanime componimento per una ritrovata umanità. 

Rinascimento è Poesia

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