La biblioteca d’Alessandria

La biblioteca d’Alessandria

La biblioteca d’Alessandria è un perfetto esempio di come il passato sia utile per costruire il futuro.

Ma andiamo con ordine.

338 a. C.: Filippo II di Macedonia e suo figlio Alessandro sconfiggono le poleis greche alleate; è la fine del mondo greco fino a quel momento conosciuto. C’è un’ansia incredibile. Cosa succederà?

Di lì a poco, Alessandro si conquisterà l’appellativo il Grande attraverso una serie di conquiste che giungeranno fino alle soglie dell’India. Eppure a breve un altro fatto scuoterà il mondo mediterraneo.

Giugno 323 a. C.: a Babilonia muore Alessandro e il suo vastissimo impero viene frammentato tra i suoi generali. Seguiranno scontri, lotte, cambi di alleanze  e incertezze politiche. È, convenzionalmente, la fine dell’età classica e l’inizio di una nuova era: l’ellenismo.

Spostiamo l’attenzione verso la cultura. La Grecia, in particolar modo Atene, era stato il baricentro culturale del Mediterraneo. Lì erano nati filosofi come Platone e Socrate; poeti come Eschilo, Sofocle, Euripide; oratori come Isocrate; strenui difensori della libertà come Demostene. In quella terra, pochi decenni prima, vi era stato un enorme accorrere di insegnanti itineranti, i Sofisti, che avevano reso la Grecia assai moderna dal punto di vista intellettuale. E ora? Che cosa rimane di tutto ciò?

Tutti questi grandi personaggi sono morti. Anche Aristotele, fondatore del Liceo, una scuola filosofica situata ad Atene, e maestro di Alessandro Magno, è morto un anno dopo il proprio allievo; e così anche Demostene.

Quello che rimane nelle mani degli intellettuali ellenistici è una grande eredità artistica e culturale. E di questo i dotti ne sono consapevoli.

Eppure, un progetto importante cambierà per sempre le sorti della cultura.

Verso la fine del 300 a. C. nasce la grandissima biblioteca di Alessandria per volere dei sovrani d’Egitto, i Tolemei.

Questa grande costruzione è il simbolo perfetto dell’inizio di un nuovo mondo.

La biblioteca aveva l’ambizione di abbracciare tutto lo scibile universale, ogni cosa scritta e appresa dagli uomini fino a quel momento. Si cercava di ottenere i libri, che all’epoca erano rotoli di papiro, in ogni modo: li si copiavano, li si requisivano, li si compravano. Addirittura si dice che quando una nave giungesse nel porto di Alessandria, essa veniva ispezionata per vedere se portasse con sé dei libri. In tal caso, i volumi erano requisiti, copiati e alle navi ne veniva restituita la copia. Dunque, ecco l’obbiettivo: catalogare, custodire e conservare l’intero patrimonio culturale che l’intelletto umano aveva generato.

Ma questo potrebbe essere inteso come pura volontà di attaccarsi al passato senza saper guardare in avanti.

Non è affatto vero.

Presso la biblioteca, infatti, vi era anche un attivissimo centro di studi e di ricerca, il Museo.

Lì le opere dell’antichità iniziano ad essere studiate in un modo del tutto inedito: era la nascita della filologia, termine che significa “amore per la parola”. La filologia altro non è che la scienza che si occupa di ricostruire il testo nel modo esatto in cui era stato voluto dall’autore, andando oltre gli errori che la trasmissione del testo nel corso degli anni aveva comportato.

Ma questi studiosi erano anche poeti e così traevano spunto dal passato per poter costruire una poesia e una letteratura nuove.

Ma non finisce qui.

Anche dal punto di vista delle scienze si fanno grandi passi in avanti. Euclide scrive i suoi Elementi, che ancora oggi sono alla base della matematica; Eratostene calcola il diametro del mondo, non sbagliando di molto; si studiano le costellazioni, i movimenti dei pianeti.

Nella biblioteca d’Alessandria e nel suo Museo, il presente non esita dunque a dialogare con il passato e a guardare verso il futuro partendo proprio dalla cultura. E ciò sarebbe un’ottima cosa di cui tenere conto anche per i nostri giorni.

Di Riccardo Magni

Riccardo Magni (@riccardomagnipoesia) • Foto e video di Instagram

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